Ralph Lauren, Calvin Klein, Marc Jacobs: dammi l’America

Una delle cose straordinarie degli Americani è il saper celebrare i loro talenti. Di ogni forma d’arte riescono a fare un business anche perché non hanno paura di eccedere nella promozione di ciò che gli appartiene: succede con il battage promozionale del cinema, nel campo della musica e anche nella moda.
La New York Fashion Week si è chiusa con un tris tutto a stelle e strisce: Ralph Lauren, Calvin Klein e Marc Jacobs. Accanto a “nostro signore” Michael Kors, di cui abbiamo parlato già in qualche articolo fa, sono i tre marchi che oggi portano alto il nome della moda made in USA.
So che tanti considerano gli americani poco inclini ad un gusto ricercato come quello europeo ma, per quello che ho visto in passerella, ci sono dei capi che vale la pena tenere d’occhio.
Ralph Lauren è il primo della lista e non è per niente l’ultimo arrivato, vista la fama di cui gode anche nello show business. Forse è il marchio un po’ più “posh” dei tre, vista la frequente celebrazione del gusto “Hamptons”, ma allo stesso tempo è semplice e lineare come piace a me. Stavolta, però, la sua nuova visione sull’ autunno /inverno 2015 per me è un “Nì”.
La prima parte della collezione, quella più casual, ha tocchi molto belli grazie agli inserti di pelliccia su lunghi cappotti morbidi e giacche, celebrazione del bianco d’inverno, capelli a tesa larga che rientrano nel mio gusto…ma anche frange, cinturoni e bisacce molto “Balla coi lupi” che secondo me sono stati messi li per sbaglio dopo una notte di bagordi: non può esserci altra spiegazione ! Trovo invece molto glamour la parte night wear: total black rielaborato con tocchi originali, grazie a tessuti e tagli particolari.
Il nostro secondo brand è Calvin Klein. Lontani i tempi del “Non c’è niente tra me e il mio Calvin”, in cui una Kate Moss adolescente dichiarava apertamente di non portare nessuna biancheria intima sotto i suoi mitici jeans, mi sembra che la griffe continui a mantenere il suo stile semplice cercando di sperimentare tessuti e lavorazioni nuove specialmente su giacche e cappotti. Trovo molto bello l’uso del color cipria che è uno dei miei must cromatici. Tutto molto micro o molto maxi: per la serie o tutto o niente.
Infine c’è Marc Jacobs. Ad essere onesti fino a quando Mr. Jacobs è stato direttore creativo di Louis Vuitton lo trovavo abbastanza piatto e privo di verve. E’ un errore in cui purtroppo gli stilisti americani rischiano spesso di cadere: per non passare per troppo eccentrici o pacchiani agli occhi degli europei tendono a diventare quasi “francescani” nelle loro creazioni, tanto che poi dal “less is more” si passa al ” quindi???”.
La nuova collezione di Marc Jacobs è bellissima: segue un’ inversione di marcia, rispetto al passato dello stilista, già iniziata con la collezione primavera/estate precedente. La musa dello stilista, per questi nuovi capi, è la storica editor di Vogue, Diana Vreeland: stivali lucidi, cappotti pitonati, bellissimi e sfavillanti abiti a colonna e tripudio di pelliccia. Sfilata tra le più teatrali: scenografia quasi gothic, colonna sonora di “Requiem for a dream” di Darren Arofonsky e abiti lunari. L’unica nota stonata, che però ormai è una costante su molte passerelle, sono queste modelle “trasparenti” e dai visi tutti zigomi che a pesarle non arriviamo manco ad un sacchetto di patate.
L’America non è più così europeizzata nei gusti: cerca la sua identità e si preoccupa meno di nascondere il suo background. Finalmente i designers americani cercano di osare e di sperimentare. Occhi aperti: non vorremmo mica farli vincere a mani basse!