L’importanza di sentirsi Bridget

E alla fine sono arrivati anche loro: i 33 maledetti. Nessuno li ha invitati, cercati o voluti eppure ieri si sono presentati con una bella colazione a base di depressione nel mio letto e sorridendo mi hanno detto “Buongiorno: la discesa verso gli inferi continua!”.
Sono seguiti nella mia testa numerosi insulti, in diverse lingue, che, ovviamente, ometterò. Sono ufficialmente un’adulta già da parecchi anni e, dunque, come tale, dovrei affrontare con grande filosofia e naturale realismo lo scorrere degli anni ma ovviamente, non vivendo in una novella di Liala, tendo a vedere l’aspetto catastrofico della cosa piuttosto che quello romantico che ci vuole “non più vecchie ma più sagge”: come se fosse possibile preferire di essere Gena Rowlands piuttosto che Sharon Stone!
Sono ormai nella pericolosissima età delle domande inopportune: “Quando ti sposi?” “A quando un bebè?” “Come?? Non ti sei ancora decisa a mettere su famiglia??!” Come se tutti questi interrogativi titanici fossero risposte ai massimi sistemi che tutti hanno necessità di conoscere e non quelle domande mostruose a cui tu vorresti solo rispondere con una superba imprecazione e su cui devi glissare con un sorrisetto di circostanza.
Magari il tuo interlocutore è “la pettegola del villaggio” che si vuole impicciare o la zia zitella che porta sfiga e vuole solo farti sentire più racchia di lei. Sono nell’età in cui non posso più tirare un pugno in faccia a chi mi fa queste maledette domande ed essere giustifacata da mia madre con un: “perdonala è solo una ragazzina!”.
Partendo dal presupposto che la metà delle persone è nata per dare fastidio all’altra metà della popolazione mi sono trovata, depressione da prime rughe a parte, a tentare di guardare in modo distaccato la mia condizione di donna trentatreenne e notare come, in realtà, l’abbattersi inesorabile della gravità sul mio corpo sia bilanciato da tante altre cose stupende che spesso vengono offuscate dalla pesantezza esistenziale di chi, non avendo una vita propria degna di definirsi tale, deve inevitabilmente farsi i fatti altrui.
Ho un lavoro che mi fa vivere dignitosamente, una piccola casa che mantengo stringendo i denti, delle amiche che sono la mia piccola famiglia di pazze, i miei che stanno bene e un gusto nel vestire, sinceramente, di gran lunga migliore a quello che avevo a vent’anni. Ho smesso di sperimentare look e trucchi orribili, di andarmi a cercare amori impossibili e struggenti che in realtà mi piantavano a letto in lacrime e basta, di chiedermi chi sono e dove vado perché ora una direzione credo di averla trovata.
Ho capito e accettato di essere una Bridget Jones qualunque insomma: sempre in lotta con la bilancia ma che tutto sommato si piace così com’è, che si sfascia in palestra con mille ripetizioni di affondi e addominali ma qualche vizio se lo concede, che ha trovato l’amore della sua vita in un uomo diversissimo da se ed in un età in cui trovare qualcuno che ti fa battere così il cuore è spesso un’utopia , che sta imparando a mettere in “modalità muto” i rompipalle inopportuni.
Mi vedo bella, indipendente e pronta ad imboccare nuove sfide nella vita e se pensano che sia lenta rispetto alle donne di un tempo chi se ne frega: sono una donna del ventunesimo secolo mica una Penelope che tesse la tela! Mi chiamassero cariatide, tardona o altro ma io francamente mi sento decisamente bene: anche se col cambio stagione sento la cervicale fare crack e dopo una certa ora crollo sul divano sotto il plaid come mia nonna! Quindi tanti auguri a me e a tutte le Bridget nate sotto al segno dei Pesci: possa questo anno essere pieno di salute, shopping e tanto spirito anti malignità!